La mozione contro la legge 194 che a Verona poche settimane fa ha riacceso il dibattito sul diritto all’aborto e sull’autodeterminazione delle donne è arrivata anche ad Alessandria. La notizia non è poi così sorprendente se si considera che il presidente del Consiglio Comunale della nostra città è Emanuele Locci, da sempre schierato in favore di politiche retrograde, discriminatorie e sessiste. E infatti è proprio lui il primo firmatario della mozione, seguito da Oria Trifoglio, per anni dirigente medico del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Alessandria, obiettrice di coscienza e attualmente consigliera comunale del Quarto Polo.
La mozione – che ricalca diligentemente quella veronese (già ripresa a Ferrara, Milano, Roma, Sestri Levante, Trieste e altre città ancora) – ha un taglio falsamente positivo e non accenna mai in modo diretto alla volontà di ostacolare il ricorso all’aborto. Si parla di: incentivare la maternità (già, altrimenti le donne che senso hanno?), aumentare le nascite (ovviamente solo quelle di piccoli italiani purosangue), rispettare la legge ed evitare che venga utilizzata come strumento per il “controllo delle nascite” e sostenere economicamente le donne che non hanno figli perché non possono permetterseli (come se l’unica motivazione legittima per la quale una donna possa decidere di non portare a termine il suo “dovere naturale” di madre fosse quella monetaria).
Ciò che si propone, in realtà, è di attaccare la legge 194 sul diritto all’Interruzione Volontaria di Gravidanza utilizzando tutti gli strumenti di cui un Comune può dotarsi per ostacolare la libera scelta delle donne. Da un lato gli aspetti più concreti, ossia la messa a bilancio di “congrui finanziamenti” destinati ad associazioni pro-life, per capirci quelle che si appostano fuori (o dentro) dagli ospedali per “convincere” e giudicare le donne che scelgono di non avere figli e di non accettare che un incidente di percorso possa compromettere i loro progetti di vita. Dall’altro la dimensione più simbolica, la proclamazione di Alessandria come “città a favore della vita” e la promozione di interventi di “sensibilizzazione degli effetti sociali e culturali prodotti dalla legge 194/1978”.
E, in fondo, chi potrebbe desiderare che il posto in cui vive si proclami “città a favore della morte”? La vita è meglio, su questo è impossibile essere in disaccordo. Già, ma di quale vita si parla? Della vita di feti che secondo i deliri del Ministro Fontana e del Movimento per la Vita avrebbero potuto rappresentare il futuro del Paese e la tenuta demografica della razza italiana (!). Ciò di cui invece si continua a non parlare sono le vite delle migliaia di donne che ad Alessandria, così come in tutta Italia e forse in tutto il mondo, devono ancora lottare per essere considerate persone e non incubatrici chiamate a farsi carico (e già incolpate di questo) del patrio calo di nascite. Alessandria vuole dichiararsi “città a favore della vita”? Bene, allora che si inizi a intervenire sulla quotidianità delle persone che la abitano, che si abbassino le rette degli asili nido, che si rendano gratuiti i servizi per l’infanzia, che si garantiscano case popolari per chi ne ha bisogno, che si smetta di vincere ogni anno il record di polveri sottili nell’aria, che si renda il centro un luogo a misura di bambina/o e non di auto, che si garantisca a quelle donne che scelgono di avere dei figli di crescerli in un ambiente sano e accogliente. E che si lasci alle donne che invece non vogliono figli la loro libertà di scelta.
Il diritto all’aborto nel nostro Paese è già abbastanza compromesso dall’altissima percentuale di obiettori di coscienza nelle strutture pubbliche e dal bigottismo giudicante che continuiamo a trascinarci dietro. Non possiamo accettare che questa mozione venga discussa in Consiglio. Chiediamo che Locci, Trifoglio & Co ritirino immediatamente il documento e ci teniamo a dire fin da ora che siamo pronte a scendere in piazza, a far visita al Consiglio Comunale.
Questo ennesimo ridicolo tentativo di determinare i nostri corpi e le nostre vite non funzionerà.
Invitiamo tutte le cittadine e tutti i cittadini a partecipare alla prossima assemblea di Non una di Meno che si terrà martedì 13 Novembre alle 20.30 alla Casa delle Donne in Piazzetta Monserrato 1.