Da vari giorni divers3 cittadin3 ci segnalano movimenti poco chiari fuori dalle mura dell’ex asilo Monserrato, che fino allo scorso agosto ha ospitato la Casa delle Donne.
Alcuni personaggi non meglio definiti hanno ridipinto di grigio il portone d’entrata della Casa e il muro che si affaccia su Piazza S.M. Di Castello, su cui era scritto “le strade sicure le fanno le donne che le attraversano”.
Oggi l’ex asilo è tornato gloriosamente ad essere il luogo vuoto, abbandonato, grigio e silenzioso di cui la città aveva così tanto bisogno. Evviva. Giustizia è fatta, la legge ha trionfato. O almeno questa è l’opinione del consigliere Buzzi Langhi, che esulta sui giornali elogiando “comuni cittadini che vivono quotidianamente la piazzetta e tengono alle parti comuni tanto da curarle loro stessi”.
Lo stesso Buzzi Langhi che, tre anni fa, in qualità di vice sindaco, ci diede l’ispirazione proprio per la scritta “le strade sicure le fanno le donne che le attraversano” quando, in merito a quel teatrino imbarazzante legato alla riapertura di piazza santa Maria di castello alle auto, dichiarò che fosse un atto necessario, insieme all’installazione delle telecamere, perché “le donne non si sentono sicure a tornare a casa”.
Non intendiamo quindi soffermarci sugli esecutori dell’opera, che in questi anni abbiamo avuto modo di conoscere e da cui abbiamo scelto da sempre di tenere le distanze, ma vogliamo spendere qualche parola per quella politica di cui Buzzi Langhi si fa – oggi come ieri – promotore e che esulta e crede di aver vinto: 𝗶𝗹 𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼𝗻𝗲 𝗿𝗼𝘀𝗮 𝗲 𝗹𝗮 𝗴𝗿𝗮𝗻𝗱𝗲 𝘀𝗰𝗿𝗶𝘁𝘁𝗮 𝘀𝘂𝗹 𝗺𝘂𝗿𝗼 𝗲𝘀𝗽𝗿𝗶𝗺𝗲𝘃𝗮𝗻𝗼 𝗰𝗼𝗻 𝗳𝗼𝗿𝘇𝗮 𝘂𝗻’𝗶𝗱𝗲𝗮, 𝘂𝗻 𝗱𝗲𝘀𝗶𝗱𝗲𝗿𝗶𝗼, 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗮𝘀𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗲 𝗿𝗶𝗱𝗮𝗿𝗲 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗮𝗴𝗼𝗻𝗶𝘀𝗺𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗱𝗼𝗻𝗻𝗲 𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝘀𝗼𝗴𝗴𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁𝗮̀ 𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗹 𝗽𝗮𝘁𝗿𝗶𝗮𝗿𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗮𝗻𝗻𝗮 𝗮𝗹𝗹’𝗮𝗻𝗴𝗼𝗹𝗼. 𝗤𝘂𝗲𝗹 𝗱𝗲𝘀𝗶𝗱𝗲𝗿𝗶𝗼 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗼 𝘀𝗰𝗮𝗹𝗳𝗶𝘁𝗼 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗼 𝘀𝗴𝗼𝗺𝗯𝗲𝗿𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗖𝗮𝘀𝗮 𝗲𝗱 𝗲̀ 𝗼𝗴𝗴𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗻𝘁𝗼 𝗮 𝗿𝗶𝗲𝘀𝗽𝗹𝗼𝗱𝗲𝗿𝗲, 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝗶𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶 𝗺𝗲𝘀𝗶 𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗰𝗮𝗽𝗶𝘁𝗼 𝘂𝗻𝗮 𝗰𝗼𝘀𝗮: 𝗔𝗹𝗲𝘀𝘀𝗮𝗻𝗱𝗿𝗶𝗮 𝗵𝗮 𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗮 𝗖𝗮𝘀𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗗𝗼𝗻𝗻𝗲.
Ci sarà sempre chi preferirà una struttura pubblica vuota e abbandonata ad un luogo vivo, aperto e pulsante, ma questo qualcuno è destinato ad accettare che le donne e le soggettività libere della città hanno intrapreso una strada e intendono continuare a percorrerla insieme.
Riprendendo le parole di Marielle Franco, citate sul portone della Casa, continuiamo ad essere resistenza, continuiamo ad essere fiori che bucano l’asfalto.