Anche quest’anno ci avviciniamo all’otto marzo, una data a cui i movimenti transfemministi negli ultimi nove anni hanno ridato significato, rendendola una giornata di lotta anziché di ritualità e retorica.
Una giornata di sciopero dal lavoro produttivo e riproduttivo, dai ruoli di cura che spesso e volentieri ancora oggi ricadono sulle donne e sulle soggettività femminilizzate.
Mentre il Governo Meloni continua a reiterare una linea politica bigotta e retrograda, all’insegna della famiglia tradizionale, del moralismo e del controllo sui corpi delle donne, noi ci prepariamo a un’otto marzo di ribellione e resistenza: non ci piegheremo ai tentativi di limitare la libertà di accesso all’IVG, non ci fermeremo di fronte a consultori inaccessibili, e non rimarremo in silenzio ad osservare l’aumento del gender pay gap.
Vogliamo sottolineare la natura trasversale e sistemica di questa violenza, che richiede una reazione altrettanto intersezionale: l’otto marzo scioperiamo dai nostri luoghi di lavoro, ma scioperiamo anche dai consumi e dai ruoli di genere imposti, scioperiamo dal lavoro di cura e dal lavoro riproduttivo. Ancora una volta vogliamo dimostrare che se ci fermiamo noi si ferma il mondo.
Vogliamo costruire una risposta collettiva alla violenza patriarcale che ogni giorno miete vittime: siamo stanchɜ di vedere le nostre madri, sorelle, amichɜ, soffrire o morire per mano di uomini violenti.
Vogliamo l’educazione sessuale, al consenso e all’affettività nelle scuole di ogni ordine e grado, perché crediamo che il vero cambiamento debba partire dal basso, dalle aule di scuola, dagli spazi sociali, dalle strade e dalle case.
Per questo e per molto altro, l’8 Marzo ci vediamo nelle piazze di tutta Italia: lottiamo, boicottiamo e scioperiamo!