Scroll Top

Sabato 20/09 – 50 anni di cura, dalla parte dei consultori e del diritto all’aborto

A cinquant’anni dalla nascita dei consultori pubblici, Non Una di Meno Alessandria organizza una giornata di memoria, confronto e lotta transfemminista alla Casa delle Donne TFQ, per riprendere parola sui luoghi della cura, dell’autodeterminazione e della salute collettiva.

Per noi, i consultori non sono ambulatori ginecologici: sono (o dovrebbero essere) spazi politici, collettivi, accessibili, laici. Spazi dove la salute è intrecciata a desiderio, corpo, piacere, educazione, prevenzione, ascolto, rabbia. Spazi nati da battaglie femministe che hanno fatto irruzione nella sanità pubblica, trasformandola.

Oggi, però, quei consultori sono a rischio.

In Piemonte, come in tutta Italia, assistiamo a un progressivo smantellamento del sistema consultoriale: visite ginecologiche a pagamento ticket, spazi ridotti, servizi chiusi, personale precario o assente, nessuna formazione sulle soggettività marginalizzate, accesso sempre più difficile all’interruzione volontaria di gravidanza. In tutto questo, si fa spazio l’avanzata di associazioni antiabortiste, sostenute dalle istituzioni regionali, che mirano a colpevolizzare, dissuadere e condizionare le persone che scelgono di abortire.

Un primo allarme è giunto con l’inclusione nel decreto PNRR di un emendamento, a firma Fratelli d’Italia, che autorizza le Regioni a coinvolgere associazioni “con esperienza nel sostegno alla maternità” nei servizi dei consultori familiari, finanziandole con fondi europei destinati alla sanità. Un attacco grave, che ha mobilitato una protesta diffusa da parte delle lavoratrici, delle utenti e delle realtà femministe di tutto il Paese.

L’episodio più emblematico, a livello regionale, è la vicenda della cosiddetta “Stanza dell’Ascolto” all’Ospedale Sant’Anna di Torino, dove la Regione Piemonte ha stipulato una convenzione con gruppi antiabortisti per entrare nei percorsi sanitari relativi all’interruzione di gravidanza, successivamente dichiarata illegittima dal TAR. La sentenza dello scorso 2 luglio, infatti, ha riaffermato che spazi pubblici non possono essere affidati a organizzazioni che minano il diritto alla salute e all’autodeterminazione delle donne e delle persone che abortiscono, operando- tra l’altro- con personale non professionalizzato.

A quelle stesse organizzazioni che, in modo grottesco e strumentale, ci indicano come la causa del calo demografico e ci accusano di essere contro la maternità, alle istituzioni e ai soggetti politici che le finanziano e supportano rispondiamo con forza e chiarezza. Non siamo contro la maternità. Siamo contro la colpevolizzazione delle persone che scelgono di non viverla, siamo contro la presenza di soggetti ideologici nei luoghi in cui si dovrebbe praticare cura libera da stigma, pressione e giudizio.

Siamo per l’autodeterminazione totale, quella che ci permette di scegliere libere da ricatti economici, solitudine, abbandono istituzionale e che ci permette anche di dire “no, io non voglio.”

Il sostegno alla maternità non si fa con una pacca sulla spalla in una stanza chiusa. Si fa con servizi pubblici continui, accessibili, integrati, con redditi dignitosi, asili nido gratuiti, equiparazione dei permessi lavorativi tra i genitori, supporti alla genitorialità queer, singola, migrante, precaria, 
Il supporto si fa nel tempo, in maniera sistemica e strutturata, anche con l’educazione sessuale e alla parità di genere nelle scuole, non nel momento della scelta.

Ma una sentenza non basta. La nostra risposta è politica. La nostra risposta è collettiva.

Come Non Una di Meno Alessandria, siamo parte di un percorso regionale di confronto e lotta sulla salute che va avanti da oltre un anno, insieme a tutti i nodi piemontesi della rete. Si tratta di un processo politico condiviso, fatto di azione, studio, conflitto e solidarietà. In questo anno abbiamo animato presidi sotto gli ospedali, abbiamo occupato simbolicamente il Sant’Anna di Torino, abbiamo contestato l’Assessore regionale Maurizio Marrone, protagonista dell’offensiva antiabortista in Piemonte. Continuiamo a incontrarci, confrontarci e costruire alleanze con chi, da dentro e fuori i consultori, difende ogni giorno una sanità pubblica e femminista.

Riconosciamo, infatti, il lavoro prezioso e resistente di molte professioniste, spesso costrette a lavorare in strutte fatiscenti e all’interno di un sistema che non valorizza i consultori, non li sostiene, non li finanzia e – spesso – li boicotta. Con loro e con tutto il personale consultoriale vogliamo costruire un dialogo reale su cosa manca, su cosa serve, su come restituire senso, dignità e risorse a questi spazi. Vogliamo allearci contro un modello aziendalistico che ha trasformato la cura in prestazione e la salute in budget.

Pretendiamo di poter esercitare i nostri diritti in ambienti accoglienti e rispettosi e ad accesso completamente gratuito per tutti i servizi, di poter accedere all’aborto farmacologico in tutti gli ospedali e consultori con percorsi agevoli, di vedere applicata la legge regionale sulla contraccezione gratuita, di poter consultare professionistə formatə su violenza ginecologica e di genere, sulle malattie invisibili (vulvodinia, endometriosi, fibromialgia), sulla pluralità delle esperienze genitoriali e di crescita, preparatə alla presa in carico e alla cura dei corpi non conformi.

La nostra battaglia è per un sistema sanitario pubblico, accessibile e politico.

Il 20 settembre celebriamo chi più di 50 anni fa ha lottato per aprire e gestire il primo consultorio ad Alessandria, un gesto rivoluzionario di cura, conflitto e trasformazione.

Ricordiamo che il diritto all’aborto non è negoziabile, né mercificabile e che ogni tentativo di limitarlo o stigmatizzarlo è un attacco alla libertà di tuttə.

Attiviamo alleanze, reti e pratiche collettive per riprenderci i consultori e rilanciamo con forza sul futuro, già a partire dalla costruzione delle iniziative e delle azioni con cui vogliamo celebrare la Giornata Internazionale dell’aborto sicuro, il prossimo 28 settembre.

Abbiamo le idee chiare su ciò che vogliamo, e non aspetteremo che ce lo concedano. Perché i consultori sono nostri e li vogliamo per tuttə.

Stay tuned – presto info dettagliate sulla giornata!

Temi di poter essere vistə mentre navighi sul nostro sito e cerchi informazioni sul centro antiviolenza?

Per uscire in modo rapido dal sito clicca l’icona raffigurante un occhio sbarrato (la trovi in alto a destra dal computer e in basso a destra da cellulare) e verrai indirizzatə a un finto sito di vendite da cui non si potrà più tornare indietro.

In questo modo la persona che prenderà in mano il tuo smartphone/pc per controllarlo non potrà vedere cosa stavi facendo.