Scroll Top

Riprendiamoci i consultori – Nasce la manifesta regionale sulla salute in Piemonte

MANIFESTA REGIONALE

Sottoscritta dai nodi piemontesi di Non Una di Meno

RIPRENDIAMOCI I CONSULTORI

Per uno spazio pubblico, transfemminista, accessibile e laico – in Piemonte e ovunque

PERCHÉ UNA MANIFESTA REGIONALE

Nel 2025, a 50 anni dalla nascita dei consultori pubblici, ci troviamo in Piemonte con una rete consultoriale ridotta, svuotata, medicalizzata e aziendalizzata.

L’assenza di consultori, o la loro scarsità, dove spesso il personale non è presente in maniera sufficiente o non è adeguatamente formato, è una violenza sistemica che va affrontata con pratiche collettive. 

Oggi i consultori non svolgono più molte delle funzioni per le quali sono nati e sono stati svuotati dalla loro finalità politica per diventare in molti casi poco più che ambulatori.

I consultori hanno subito nel tempo una narrazione svilente, che spesso li associa a luoghi di marginalità materiale e morale.

I consultori sono diventati luoghi in cui si deve giustificare ogni minuto di cura e dove la salute è trattata come una spesa da ridurre, non un diritto da garantire. La retorica della “produttività” – nata nelle ASL e imposta dalla L. 502/1992 – ha trasformato i consultori in sportelli a tempo, con personale precario, figure scomparse, esami inaccessibili, macchinari obsoleti.

Eppure, i consultori sono – o dovrebbero essere – luoghi politici di autodeterminazione, confronto, educazione, relazione e cura.
Rifiutiamo l’idea che siano solo “ambulatori ginecologici”. Pretendiamo che tornino a essere spazi pubblici trasformativi, gratuiti, orizzontali e accoglienti per tutte le soggettività.

Il consultorio non è solo un servizio ambulatoriale, ma è uno spazio politico, collettivo, orizzontale. 

È un diritto.

È una pratica di cura che parla di corpo, desiderio, piacere, salute, aborto, nascita, educazione, memoria, rabbia.

IL CONSULTORIO CHE VOGLIAMO

Il consultorio del futuro è quello degli inizi, ma allargato, aggiornato, radicalizzato. Deve essere:

  • Pubblico e gratuito
  • Laico e transfemminista
  • Accessibile a tutte le soggettività
  • Dotato di tutte le professionalità necessarie
  • Radicato nei territori e nelle comunità

Vogliamo un consultorio dove non si entri con paura e non si esca con vergogna. Un consultorio che riconosca e accolga corpi grassi, trans, disabili, migranti, neurodivergenti, sex worker, adolescenti, persone in menopausa, persone precarie, genitorə.

LE PAROLE CHIAVE DELLA NOSTRA LOTTA

1. Riprendere i consultori come spazio politico collettivo

Non vogliamo solo segnalare un malfunzionamento: vogliamo rovesciare la logica.
Il consultorio non è un luogo da ottimizzare, ma uno spazio da ripensare insieme a chi lo vive.
Lottiamo per la riattivazione delle assemblee pubbliche previste dalla legge: momenti orizzontali di confronto reali, non vuote formalità.

2. Consultori accessibili per tuttə

La salute non può essere riservata ai corpi “conformi”.
Oggi i consultori escludono corpi grassi, disabili, migranti, neurodivergenti, persone queer: non ci sono strumenti, preparazione, spazi fisici adatti.

Vogliamo consultori che:

  • siano fisicamente accessibili;
  • abbiano macchinari adatti a tuttə i corpi;
  • includano mediatorə linguisticə e culturali formatə;
  • prevedano percorsi di accoglienza specifici per ogni tipo di utenza,
  • prevedano percorsi di ascolto, gruppi di confronto, medicina di genere

Pretendiamo la fine dell’invisibilizzazione delle soggettività che invecchiano e l’adeguamento dei servizi a tutti i corpi.

3. Diritto alla salute contro logiche aziendali, per la presa in carico totale della persona

Rigettiamo l’equivalenza tra efficienza e produttività e rivendichiamo il tempo della cura.
Rifiutiamo l’efficienza produttiva come parametro della cura. 

Ogni prestazione deve essere garantita senza dover “rendicontare” ogni minuto.

Decidiamo noi i tempi della salute, non le logiche del bilancio.
Chiediamo una presa in carico olistica, che non sia ridotta a una prestazione tecnica.

Basta gestione della salute come se fosse una catena di montaggio. 

4. Educazione sessuale, affettiva e sanitaria dentro e fuori i consultori

Vogliamo consultori che:

  • parlino di sessualità come pratica autodeterminata, positiva e libera
  • accolgano la sessualità non normativa;
  • affrontino il piacere, il consenso, il corpo, i desideri;
  • facciano prevenzione rispetto alle malattie sessualmente trasmissibili senza stigma;
  • siano spazi dove conoscere le malattie legate alla vulva/utero come endometriosi, vulvodinia, adenomiosi.
  • Siano spazi di cura del piano emozionale e relazionale, non solo tecnico-sanitario

La sessualità deve essere autodeterminata, informata, consapevole, intersezionale. 

5. Accesso reale all’aborto, senza paura

L’interruzione di gravidanza è un servizio che va liberato dallo stigma e dalla vergogna. 

Vogliamo con forza:

  • interruzione di gravidanza farmacologica in tutti i consultori;
  • interruzione di gravidanza rispettosa e olistica;
  • gratuità della contraccezione senza limiti di età;
  • esclusione di ogni forma di infiltrazione antiabortista;
  • accesso per tutte le persone migranti ai servizi gratuiti di base, interruzione di gravidanza compresa, senza distinzione di provenienza;
  • formazione specifica sull’accoglienza durante l’aborto.

6. Consultori aperti alla pluralità delle esperienze di genitorialità e ai percorsi di crescita

I consultori devono essere spazi di accoglienza per chi affronta la gravidanza, l’adozione, la depressione post partum.

Vogliamo i consultori come spazi sicuri di sostegno per tuttə i genitori, queer, singolə, giovani, migranti.

7. Violenza ginecologica e ostetrica: nominarla per combatterla

La violenza medica è sistemica, diffusa, normalizzata.
Parlare di salute senza affrontare la violenza ginecologica, ostetrica, chirurgica è ipocrisia.

Pretendiamo: 

  • percorsi di formazione obbligatoria del personale;
  • spazi di ascolto e di denuncia per lə pazienti;
  • momenti di divulgazione/educazione alla salute per l’utenza;
  • costruire sanzioni politiche e culturali contro il deterioramento dei rapporti sociali tra il personale e verso l’utenza, affrontando contestualmente le ragioni strutturali che li generano.

8. Fare rete tra consultori e Centri Anti Violenza

La violenza di genere non può essere trattata a compartimenti stagni.
Serve un contatto stabile e strutturato tra consultori, Centri Anti Violenza e realtà transfemministe.
Occorre formare il personale dei consultori sui temi della violenza domestica, economica, psicologica e istituzionale.

9. Formazione permanente e transfemminista del personale

  • Su violenza ginecologica, grassofobia, razzismo, abilismo, ageismo
  • Sui bisogni delle persone sex worker
  • Sulla salute delle persone con vulva/utero (endometriosi, vulvodinia, menopausa ecc.)

10. Non più un consultorio ogni 20.000: servono presidi di prossimità

Vogliamo:

  • nuove aperture, soprattutto nelle aree interne e periferiche;
  • personale stabile e formato;
  • interventi di prossimità (anche legati al carcere).
  • servizi in presenza: no alla telemedicina come sostitutiva

11. Abbandonare il privato convenzionato e rifinanziare il pubblico

La spesa sanitaria va ripensata:

  • via i fondi pubblici alle associazioni pro-vita;
  • stop al finanziamento del privato convenzionato;
  • contro la militarizzazione, per la riallocazione al sistema sanitario e ai consultori.

12. Un’altra narrazione: rilanciamo i consultori tra giovani e territori

3 giovani non conoscono i consultori perché nessuno glieli racconta correttamente.
Chiediamo:

  • campagne di comunicazione orizzontali;
  • maggiore presenza nelle scuole;
  • assemblee, mappature e azioni dirette;
  • coinvolgimento del personale sanitario in una battaglia comune per la dignità del lavoro e la salute.

✹ AUTOGESTIONE E CONFLITTO: PERCHÉ NON CI BASTA CHIEDERE

Dove il pubblico non c’è, ci prendiamo lo spazio.
Dove il pubblico è ostile, costruiamo alternative.
Dove il pubblico è da difendere, lo difendiamo con forza.

L’esperienza piemontese ci insegna che l’autogestione è una pratica di rottura e costruzione. Ma non deve diventare supplenza del pubblico: la nostra battaglia è per un sistema sanitario pubblico, accessibile e politico.

LA SALUTE È UNA QUESTIONE DI CLASSE

    Oggi i consultori vengono utilizzati soprattutto dalle persone che non hanno alternative: giovani, precarie, migranti, povere. La salute è segnata da diseguaglianze sociali e territoriali.

    Il nostro grido è semplice e radicale:
    Vogliamo attraversare gli spazi della salute senza paura, senza giudizio, senza abuso.

    INVITO ALL’AZIONE

      Chiediamo a tuttə di unirsi nella nostra lotta 

      • Presidi, azioni, occupazioni, campagne di informazione
      • Inchieste popolari e mappature dal basso
      • Coinvolgimento delle scuole, dei centri antiviolenza, del personale socio-sanitario
      • Pressione su Regione e ASL
      • Condivisione di strumenti tra territori
      • Rete pubblica – autogestita – transfemminista

      I CONSULTORI SONO NOSTRI

      E li vogliamo per tuttə.

      Temi di poter essere vistə mentre navighi sul nostro sito e cerchi informazioni sul centro antiviolenza?

      Per uscire in modo rapido dal sito clicca l’icona raffigurante un occhio sbarrato (la trovi in alto a destra dal computer e in basso a destra da cellulare) e verrai indirizzatə a un finto sito di vendite da cui non si potrà più tornare indietro.

      In questo modo la persona che prenderà in mano il tuo smartphone/pc per controllarlo non potrà vedere cosa stavi facendo.