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La Regione Piemonte continua la sua offensiva contro l’autodeterminazione delle donne.

Ancora una volta, infatti, si è scelto di destinare risorse pubbliche al fondo “Vita Nascente”, sottraendole a interventi per i minori e i servizi di tutela sociale. L’obiettivo ideologico dell’assessore al Welfare Maurizio Marrone e della Giunta Cirio è chiaramente quello di riversare soldi pubblici nelle mani del circuito anti-abortista, travestendo l’operazione da “sostegno alla maternità”.

Quando una misura nasce per “convincere” le donne a portare avanti una gravidanza, non si chiama welfare. Si chiama controllo, sui corpi e sulle vite delle donne.

Collegare i fondi pubblici alla “tutela della vita nascente” senza rafforzare i servizi contro la violenza, senza un piano serio contro la povertà femminile significa spostare il peso della maternità sulle spalle delle donne e togliere risorse ai diritti delle bambine e dei bambini già nati.

La maternità si sostiene garantendo servizi e libertà di scelta, non marchiando le donne che scelgono di non diventare madri. E le politiche della Giunta in questa direzione sono tutt’altro che “vitali”: tagli, precarietà, mancanza di consultori pubblici potenziati, ostacoli all’IVG, abbandono delle famiglie. Quando il supporto economico arriva, arriva in forma di elemosina a tempo, come il vergognoso Bonus Vesta: un click-day per decidere chi ha diritto a un sostegno minimo e chi resta indietro.

Non accetteremo, né in Piemonte né altrove, che i diritti conquistati grazie alle lotte femministe vengano smantellati. La libertà di scelta non si tocca.

Le risorse pubbliche devono andare alla salute e ai servizi, non alle associazioni no choice che pretendono di decidere sul corpo delle altre.

Nessuna donna deve essere giudicata, indirizzata, colpevolizzata o addestrata a diventare madre.

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