Durante il primo appuntamento di #nonseisola sul lavoro produttivo di sabato scorso abbiamo condiviso tanti spunti e riflessioni che ci piacerebbe continuare ad affrontare con tutte/i quelle/i che lo vorranno. In particolare durante la call è emerso come il lavoro produttivo e quello riproduttivo e di cura si intreccino inesorabilmente e di come questi ultimi ricadano sulle spalle delle donne.
Abbiamo sempre condannato la divisione sessuale del lavoro che oggi più che mai l’emergenza Covid-19 esalta ed amplifica, accompagnata da una narrazione che continua ad essere intrisa della retorica patriarcale e che ci vorrebbe come compagne felici di organizzare la giornata per la famiglia.
Ma la realtà è che il lavoro domestico, la crescita delle/i figlie/i e il lavoro di cura stanno esponendo le donne ad un carico mentale ancora più gravoso rispetto a periodi di “normalità”: l’organizzazione della vita familiare in periodo di reclusione è complicata, nuova e stressante. Al tempo del Covid-19 si diventa mamme, mogli o compagne a tempo pieno, senza possibilità di ritagliarsi spazi e tempi per sè.
La chiusura delle scuole e l’isolamento domestico stanno privando le donne di un aiuto alla cura delle/i bambine/i e degli anziani: asili, scuole, badanti, baby-sitter. Un lavoro riproduttivo che le donne già prima svolgevano gratuitamente, ma che ora è cresciuto esponenzialmente e spesso si intreccia con mansioni lavorative svolte in casa attraverso il telelavoro. In questo periodo di prolungato isolamento può farsi sentire la sensazione di una doppia segregazione, quella di essere chiuse in case-ufficio e bloccate in una domesticità fatta di lavoro di casa senza via di fuga, una domesticità che troppo spesso è anche intrisa di violenza, arrivando ad assumere anche i contorni del femminicidio.
La situazione si inasprisce per chi è genitore single, che dovrà prendere decisioni ancora più difficili ora che le scuole sono chiuse, su come destreggiarsi tra la necessità di un reddito e la cura dei figli.
È in questa fase che la sensazione di non poter fare niente, di essere bloccate dentro una casa che non si è scelta come luogo unico di esistenza, diventa opprimente e per questo può essere utile parlarci, metterci a confronto e condividere le nostre riflessioni e le nostre esperienze personali. Vogliamo essere presenti e portare le nostre voci, le vostre voci, anche in questo momento difficile e particolare. Confrontiamoci per essere pronte e pronti ad affrontare questa crisi e a non pagarla soltanto. Partiamo da noi per immaginare un mondo diverso e per provare ad agire, a partire da domani, un cambiamento che metta in discussione i rapporti di forza che condizionano la nostra vita.
PER ACCEDERE ALLA CALL, DOMENICA 29 MARZO, A PARTIRE DALLE 16, CLICCA SU QUESTO LINK
https://zoom.us/j/647692331
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