Il 25 Novembre, a seguito del femminicidio di Giulia Cecchettin, più di 500.000 persone sono scese in piazza a Roma e nella settimana precedente le strade di tantissime città italiane, tra cui anche Alessandria, sono state attraversate dalla rabbia, dal dolore e dall’amore delle tante che credono sia il momento di fermare una volta per tutte la violenza sulle donne e di genere.
Non Una di Meno e i movimenti femministi e transfemministi in Italia e nel mondo segnalano da molti anni la natura strutturale del patriarcato, di cui i femminicidi sono solo la manifestazione più evidente, la punta di un iceberg.
Le molestie, gli abusi, la diseguaglianza economica, la vittimizzazione secondaria, la narrazione tossica, gli attacchi all’autodeterminazione, sono alcune delle manifestazioni più note e quotidiane di questo sistema violento e gerarchico. Abbiamo ripetuto molte volte in questi mesi che gli uomini che uccidono e stuprano le donne non sono malati, non sono mostri, ma sono il prodotto più eclatante di relazioni basate sulla prevaricazione e sul possesso che ci vengono insegnate da quando veniamo al mondo.
Per questo motivo all’inizio dell’anno è nato all’interno della Casa delle Donne TFQ di Via San Giovanni Bosco il Centro Antiviolenza Marielle Franco. Crediamo però che al fondamentale lavoro dei centri antiviolenza debba essere affiancato un percorso pubblico, aperto e plurale che attraversi la società nella sua complessità, dalle scuole agli ospedali, dai luoghi di lavoro ai tribunali, dai consultori alle mura domestiche.
Il 25 Novembre ci siamo fatte una promessa, continuare a camminare e a lottare insieme per far sì che nessuna donna morisse più per mano di uomini violenti. Eppure dall’inizio del 2024 sono già più di 6 i femminicidi. Non possiamo più girarci dall’altra parte, aspettarci che siano leggi più aspre a contrastare il patriarcato; solo una trasformazione radicale, una rivoluzione profonda della politica, del vivere sociale e dell’educazione può invertire la rotta.
Ripartiamo dall’8 marzo, questa data che le donne hanno saputo strappare alla retorica per restituirle significato e potenza, per tornare a urlare nelle piazze di tutto il mondo che siamo stanche di avere paura, di sentirci accusate, giudicate e umiliate. L’8 Marzo, giornata di sciopero dal lavoro produttivo e riproduttivo, sarà una nuova grande occasione per gridare una risposta compatta alla violenza eterocispatriarcale, razzista, classista, abilista e coloniale, una nuova opportunità per costruire sorellanza e cura reciproca. L’8 Marzo ci fermeremo, interromperemo la nostra quotidianità per bloccare tutto e tornare a porre con forza una domanda: quanto valgono le nostre vite? Nulla per chi ci uccide, picchia, stupra, molesta, o per chi ci sfrutta, per chi ci considera incubatrici della patria, per chi vorrebbe rimanessimo in silenzio. Ma tantissimo per noi e per le nostre sorelle che in ogni angolo del mondo resistono e lavorano per disegnare futuri diversi e nuovi equilibri tra esseri umani e tra esseri umani e ambiente.
L’8 Marzo scioperiamo insieme e scendiamo in piazza anche ad Alessandria.
Appuntamento alle ore 18 in Piazzetta della Lega ad Alessandria
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